LANCIA BETA MONTECARLO TURBO "SILHOUETTE"



Quando si pensa alla Lancia Montecarlo, la prima cosa che viene in mente è l'intensa e vittoriosa carriera agonistica, sia in pista come la Beta Montecarlo Turbo silhouette, sia nei rally come Rally 037. Nata in seguito al definitivo e forse anche prematuro pensionamento dell'indimenticabile Stratos, fece il suo ingresso nel mondo delle competizioni stracciando letteralmente la concorrenza nella propria categoria e talvolta anche in quelle superiori.

Nel 1975 la Lancia decise di lanciare nelle competizioni una nuova auto e optò per la Beta Montecarlo la quale venne profondamente rivista sfruttando le possibilità concesse dal regolamento delle vetture di Gruppo 5. Nell'agosto del 1978 i tecnici buttarono giù i primi disegni della Beta Montecarlo silhouette, per passare alla fase prettamente tecnica verso la fine dello stesso anno. A capo del progetto venne nominato l'ingegner Gianni Tonti che si avvalse della collaborazione dell'ing. Giampaolo Dallara, che da sempre collaborava con il reparto corse della Lancia, con il compito di curare la parte telaistica e di assemblare il progetto in chiave sportivo/agonistica.


La scocca portante originale in acciaio fu alleggerita con parti in alluminio mentre per contenere i pesi, assicurando al contempo un'ottima rigidità strutturale sia all'anteriore che al posteriore, si optò per i tralicci in tubi. Per il propulsore, i tecnici optarono all'inizio sul 4 cilindri boxer della Lancia Gamma Berlina, per poi scegliere un motore derivato dal basamento della Lancia Beta 1.8, mentre la testa fu quella della già collaudata 131 Abarth. Da questo mix derivò un propulsore da 1.425 cc dotato di turbocompressore, la cui cilindrata complessiva fu equiparata a quella di un motore aspirato di potenza inferiore a due litri, da collocare in posizione posteriore centrale. La scelta fu quindi quella di correre il mondiale nella Classe II, ovvero la divisione riservata alle vetture dotate di propulsore di 2.000 cc.

Nel 1978 venne annunciata la sfida della Lancia Beta Montecarlo silhouette al Campionato Internazionale Marche. Molto efficiente dal punto di vita aerodinamico, la berlinetta si rivelò anche molto bella esteticamente e già dalle prime apparizioni destò molto scalpore. Nel 1979 alla 6 ore di Silvertone, la Montecarlo fece il suo debutto nel Campionato Mondiale Marche. Forte di un'aerodinamica esasperata, con un peso di soli 750 Kg e di un propulsore di 1.425 cc turbocompresso da 370 CV, sfidò le dominatrici Porsche 935 e Ford Capri dimostrando il suo potenziale e ottenendo anche ottimi piazzamenti nelle prime gare.



L'anno successivo, col motore potenziato a 400 CV si aggiudicò per la prima volta il Campionato Mondiale Marche. Questo risultato rimarrà nella storia, ma soprattutto per il modo in cui Cesare Fiorio, artefice della squadra corse Lancia, ebbe la possibilità di mettere a segno uno dei suoi colpi d'ingegno sfruttando le possibilità offerte dal regolamento. Incrementando di un decimo di millimetro l'alesaggio dei cilindri, la cilindrata totale del motore divenne 2.001cc, quanto bastava per iscrivere l'auto alla Classe I. Alla 6 ore del Mugello del 1980 la vettura ebbe vita facile nella classe regina, aggiudicandosi la gara e, insieme alla gemella, anche la Classe II.

In questo modo la Lancia riuscì a beffare la rivale Porsche, presente nella Classe I con vetture molto più potenti della piccola Beta Montecarlo, aggiudicandosi così la classifica assoluta del Campionato Mondiale Marche. Il 1981 siglò la conclusione della brillantissima carriera agonistica di questa splendida automobile, in seguito al mutamento dei regolamenti tecnici fortemente "suggeriti" dalla concorrenza. per ostacolare la strapotere dell'affidabilissima berlinetta italiana.